Pietra
Cappa, uno dei simboli dell’Aspromonte, con la sua mole enigmatica e
carica di leggende troneggia nella vallata delle Grandi Pietre. Il nome
non ha nulla a che fare con la lettera dell’alfabeto inglese. Nei
documenti medievali si legge di Pietra Cauca che sta ad indicare pietra
vuota, scavata e noterete infatti com’è singolarmente erosa dagli agenti
atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa,
ma all’intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole,
sono le rocce con grotte ed anfratti tanto da richiamare alla mente
paesaggi della Cappadocia. E fu proprio dall’Oriente che, nell’alto
medioevo, arrivarono a rifugiarsi in tali grotte numerosi eremiti
basiliani. Una civiltà, questa alla ricerca di luoghi solitari ma
panoramici, dove era difficile essere visti ma dai quali era facile
controllare ampi tratti di territorio. Una civiltà di chiese minuscole,
costruite con materiali poveri ma sempre di fattura pregevole che sembra
vogliano confondersi con la natura circostante.
Ma non dimenticate di visitare la chiesetta di San Giorgio, poco sotto il casello forestale, della quale purtroppo rimangono pochi ruderi spesso sommersi dalle felci e dai rovi. San Giorgio era una chiesa lauritica, cioè punto di riferimento per i monaci che vivevano eremiti nei dintorni e vi si riunivano per le funzioni liturgiche. Aveva, inoltre, un pavimento in marmo policromo, smontato nel 1936 ed ora conservato, ma purtroppo non esposto, al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, e numerose colonne, alcune delle quali ancora tra i ruderi mentre altre furono portate al santuario di Polsi. L’analisi dei ruderi e dei documenti disponibili fa supporre una struttura con cupola centrale e quattro cupolette agli angoli del tipo detto tetrakionio, pertanto simile alla Cattolica di Stilo. Quindi una chiesa di una certa ricchezza a testimonianza della vita alquanto fervida che ebbe tale territorio intorno all’anno mille e probabilmente anche in età più antiche.
Anche alcuni toponimi, per esempio Acqua d’Abbate o Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ricordano gli eremiti che scelsero questo ambiente per ritirarsi in meditazione ascetica ed i castagni colture diffuse dai monaci come attestano numerosi documenti dell’epoca. Volendo prolungare l’escursione potete recarvi alle rocce di San Pietro dove sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia.
Ma non dimenticate di visitare la chiesetta di San Giorgio, poco sotto il casello forestale, della quale purtroppo rimangono pochi ruderi spesso sommersi dalle felci e dai rovi. San Giorgio era una chiesa lauritica, cioè punto di riferimento per i monaci che vivevano eremiti nei dintorni e vi si riunivano per le funzioni liturgiche. Aveva, inoltre, un pavimento in marmo policromo, smontato nel 1936 ed ora conservato, ma purtroppo non esposto, al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, e numerose colonne, alcune delle quali ancora tra i ruderi mentre altre furono portate al santuario di Polsi. L’analisi dei ruderi e dei documenti disponibili fa supporre una struttura con cupola centrale e quattro cupolette agli angoli del tipo detto tetrakionio, pertanto simile alla Cattolica di Stilo. Quindi una chiesa di una certa ricchezza a testimonianza della vita alquanto fervida che ebbe tale territorio intorno all’anno mille e probabilmente anche in età più antiche.
Anche alcuni toponimi, per esempio Acqua d’Abbate o Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ricordano gli eremiti che scelsero questo ambiente per ritirarsi in meditazione ascetica ed i castagni colture diffuse dai monaci come attestano numerosi documenti dell’epoca. Volendo prolungare l’escursione potete recarvi alle rocce di San Pietro dove sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia.
San Giorgio di Pietra Cappa - estratto da "Segni dell'uomo nelle terre alte d'Aspromonte" a cura di Alfonso Picone Chiodo
Le rocche di San Pietro - Estratto da "Segni dell’uomo nelle terre alte d’Aspromonte" a cura di Alfonso Picone Chiodo
http://www.giancarloparisi.net/2015/06/monastero-san-giorgio/
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CASTAGNO DI S. GIORGIO DI PIETRA CAPPA
Comune S. Luca Loc. S. Giorgio di Pietra Cappa
Lat. e long. 4226262-589960 Altit. 690 m
Circ. 6,2 m Alt. 13,30 m
Ambiente Castagneto da legno Stato Buono
Sotto la sua chioma, in sintonia con la probabile origine “basiliana”, si trova un tavolo con piano in marmo ricavato dal pavimento della chiesetta del X secolo esistente nei pressi.
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